“Pollice nero”

Le idrovore erano ancora al lavoro per svuotare le cantine allagate di Niguarda, che in Regione si ponevano le migliori premesse per rendere ancor più difficile il sempre invocato «governo del territorio».
sevesoPrima mossa l’approvazione della legge “ammazzaforeste” che permette di abbattere gli alberi che hanno meno di trent’anni in montagna e di quindici in pianura senza che il proprietario debba pagare compensazioni. Il pretesto è che così si contrasterebbe l’abbandono dei terreni agricoli abbandonati «a rovi e piante infestanti» (da molto tempo si direbbe). E riconvertirli ad «usi produttivi»: basterà poi ai comuni, affamati di contributi alle spese di urbanizzazione, cambiarne la destinazione d’uso perché roveti, boschetti o campi abbandonati che siano cedano il posto ad altro. Così da moltiplicare le colate di fango dalle montagne e far interrare qualche altro canale o torrente in pianura. Il tutto festeggiando con le gare di motocross che vi si potranno organizzare, previa, naturalmente l’apertura di una fideiussione a copertura degli «eventuali danni».
I 5 Stelle, contrari come tutta l’opposizione (come pure l’Ordine degli agronomi e forestali), in attesa dell’invocato intervento del ministro Martina, efficacemente, parlano del «pollice nero» della maggioranza. Che conferma il suo non volersi confondere con «gli ambientalisti da salotto», per stare alla definizione del consigliere leghista Dario Bianchi, con una seconda mossa.
Il più che discreto progetto di legge sul consumo del suolo (8 metri quadrati al secondo è il dato nazionale e Milano è la seconda città più cementificata d’Italia con il 61,7% di suolo occupato), messo a punto dall’assessore regionale all’Urbanistica e al Territorio Viviana Beccalossi (Fratelli d’Italia), condiviso e promosso in campagna elettorale dalla Lega, non piace però a Ncd e Forza Italia. Che non ne condividono la retroattività e i nuovi limiti volumetrici (che si propone di definire volta per volta). Per quanto riguarda i tempi di attuazione, si intende concedere ai comuni (sempre quelli che “vivono di oneri di urbanizzazione”) e ai costruttori titolari dei progetti di lottizzazione tre anni di tempo per adeguarsi alle nuove regole. Nel frattempo, tutto andrebbe avanti come ora, tranne per i terreni agricoli di cui si scriveva poco sopra. Insomma, tutti i progetti urbani già approvati saranno considerati diritti acquisiti: ai costruttori la valutazione della convenienza economica di realizzarli.
Così da accreditare uno degli argomenti polemici del sindaco di Senago, Lucio Fois, che per non aver cementificato il territorio del suo comune come hanno viceversa fatto i suoi vicini si trova oggi “costretto” ad ospitare le vasche di laminazione del Seveso.
Sulle quali, pur essendo l’unico progetto in campo, si accende la polemica. Apprendiamo, infatti, dal vicepresidente della Commissione ambiente della Camera, il 5 Stelle Massimo De Rosa, che si tratta di «soluzioni inefficaci, controproducenti e dannose per il territorio». Quale la soluzione alternativa non si dice, ma se anche vi fosse, sarà ancor più difficile praticarla con le nuove leggi che la Regione si sta dando.