L’arternativa del diavolo

Smentendo le previsioni della vigilia, gli elettori svizzeri, pur con un pugno di voti (ma a larga maggioranza in Canton Ticino), hanno votato «contro l’immigrazione di massa».

Matteo Salvini con Roberto Maroni

Matteo Salvini con Roberto Maroni

Se ne compiace Matteo Salvini che, in perfetta sintonia con gli interlocutori europei che si è scelto (il Front National di Marine Le Pen, il Fpoe austriaco, il Vlaams Belang belga, i democratici svedesi e, sullo sfondo, anche l’Ukip inglese), twitta: «I cittadini svizzeri, con un voto di buon senso e di legittima difesa, hanno deciso lo stop all’immigrazione. Bene. Presto un referendum anche in Italia promosso dal Carroccio per difendere i diritti e il lavoro dei cittadini italiani». E assicura che «nessun frontaliere perderà il lavoro»

Non ne sembra altrettanto certo il “governatore” Roberto Maroni che, per tutelare gli interessi degli elettori lombardi (non solo di quelli che l’hanno votato), si prepara a chiedere con urgenza al Governo l’altrettanto improbabile istituzione di «una zona franca in Lombardia in cui la tassazione delle attività produttive sia allineata a quella della Svizzera».  E si preoccupa, giustamente, per la questione aperta sui ‘”ristorni”, la quota delle tasse pagate dai lavoratori frontalieri che tornano ai comuni italiani.

Più pragmaticamente, il portavoce dell’Unione europea Olivier Bailly annuncia che «L’Unione europea esaminerà le implicazioni di questa iniziativa sui rapporti complessivi fra Ue e Svizzera. Questo va contro il principio della libertà di movimento delle persone nell’Ue e in Svizzera».

L’alternativa sembra chiara: fare come la Svizzera oppure fare come l’Europa per tutelare gli interessi di chi svizzero non è. Una scelta cui, istituzionalmente, il presidente della Regione che più ha da temere degli sviluppi della situazione, non può sottrarsi anche se dispiacesse al segretario della “sua” Lega.


A Sud del Nord

Il Presidente della Lombardia, Roberto Maroni, si è detto, giustamente, preoccupato dell’esito del referendum «contro l’immigrazione di massa» che mobiliterà domani gli elettori svizzeri.

Un manifesto del referendum "antistranieri"

Un manifesto del referendum “antistranieri”

Preoccupato, soprattutto, per gli effetti che il referendum potrebbe avere anche sui 60mila frontalieri lombardi. Che, ogni giorno, varcano il confine per lavorare e che la propaganda definisce con l’equilibrio cui la Lega ci ha abituato rivolgendosi ad altri lavoratori stranieri, «ratti». Lo sono per i promotori del referendum: Udc (Unione democratica di Centro), Lega dei ticinesi e, con sospetto opportunismo populista, anche i Verdi.

I loro argomenti sono quasi perfettamente sovrapponibili a quelli che da sempre la Lega iscrive sotto lo slogan «padroni a casa nostra» facendone derivare una sgangherata legislazione locale divenuta ormai un passatempo per Tar, Consigli di Stato e Corte Costituzionale. C’è però una “piccola” differenza a sostenere il “cattivo umore” elvetico: in Svizzera il 24,7% degli 8 milioni di residenti è nato all’estero, in Lombardia circa il 10%.

A stare ai sondaggi, questa ennesima iniziativa xenofoba non dovrebbe avere successo se non, forse, proprio in Ticino, sorta di Eldorado delle aziende pronte all’espatrio e cuore di quella macroregione alpina che Maroni promette di rendere realtà prima della fine dell’anno.

Forse Maroni, e con lui Matteo Salvini e gli elettori padani delle prossime elezioni europee, dovrebbero riflettere sul fatto che c’è sempre un Sud di qualche Nord.