Proprietà transitiva

Era probabilmente inevitabile che la campagna elettorale appena conclusa finisse per centrarsi sui temi della competizione politica nazionale mettendo in ombra le scelte che i diversi schieramenti avrebbero poi fatto a Bruxelles.
Ora che però che quelle scelte diventano “trasparenti” gli elettori possono prenderne atto e valutare le relazioni che si vanno stabilendo a livello internazionale.

Una manifestazione dell'Ukip

Una manifestazione dell’Ukip

Il riferimento del Pd al gruppo socialista non è stato mai messo in dubbio, così come quello del Nuovo centrodestra ai Popolari gruppo cui partecipa anche Forza Italia rispetto alla quale sono piuttosto gli stessi Popolari a nutrire qualche sospetto come nei confronti degli ungheresi di Fidesz. E l’apertura di Berlusconi per un “restauro” della storica alleanza con la Lega che si trova alleata della destra antieuropea potrebbe alimentarli ulteriormente.
La “proprietà” transitiva non è un buono strumento di analisi politica, ma se la Lega, con l’assenso di Forza Italia, divenisse (come peraltro auspica Maroni) il perno di una nuova alleanza di centrodestra questa più che ai Popolari dovrebbe guardare al nuovo cartello formato attorno al il Front National di Marine Le Pen, il Pvv di Gert Wilders, il Vlaams belang fiammingo e l’Fpoe austriaco. All’interno del quale la Lega, peraltro, è il movimento che ha la minore rappresentanza dell’elettorato nazionale.
Un’alleanza che, comunque, Salvini aveva ampiamente annunciato in campagna elettorale fondandola più sullo slogan dell’uscita dall’Euro che sul nazionalismo esasperato degli “alleati” che, a prima vista, mal si coniuga con i secessionismi o federalismi “padani”.
Il Movimento 5 stelle, nella figura del suo leader Beppe Grillo, coltiva, viceversa, l’alleanza con l’Ukip di Nigel Farage che, se perfezionata, vedrebbe i suoi parlamentari collaborare con i danesi del Partito popolare, i tedeschi dell’Afd, i Veri finlandesi e, forse, i Democratici svedesi.
Così, M5S parteciperebbe a un gruppo, incassandone i finanziamenti e potendo partecipare ai lavori delle commissioni. Certamente, come annuncia Farange «potremmo divertirci a causare un sacco di guai a Bruxelles», il che non è esattamente un programma “costruttivo”. Grillo aggiunge: «Siamo ribelli per una causa e combatteremo col sorriso». Ma, sorriso a parte, che causa? Dal punto di vista degli elettori del M5S, si spera non quella di Farange. Se su Euro ed Europa la posizione di Ukip non è molto diversa da quella della Le Pen, dal punto di vista economico e sociale lo si dovrebbe definire un iper-liberista, categoria che i pentastellati hanno sempre detto di deprecare.
Grazie alla loro frequentazione del web, non faranno fatica ad attribuire a Farage i “meriti” di essere contro l’immigrazione, lo stato sociale, i sindacati, ma favorevole alla deregulation, all’aumento della spesa militare e al nucleare che non sembravano punti di forza della campagna elettorale grillina. Si troverebbero però ad accreditarli per la “proprietà transitiva”, facendo di un movimento «né di destra né di sinistra», un partito di ultra-destra.
Certo pur di avere rappresentanza si potrebbe “costruire” uno statuto del gruppo che lasciasse piena libertà ad ogni suo componente nella più moderna interpretazione della “parlamentocrazia” usando di quelle astuzie della politica che ai pentastellati dovrebbero fare orrore. Con il concreto rischio dell’irrilevanza.



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