Restauro non conservativo

Quando la si stabilisce, la norma sembra sempre esser stata incisa nel marmo. Poi la circolare applicativa, la deroga, l’interpretazione, la dimenticanza se non il palese abuso, la rendono irriconoscibile.

L'accesso a una corsia riservata

E’ quanto è evidentemente accaduto a quella che regola l’accesso alle corsie riservate che ha fatto lievitare i pass fino a quota 4.950 (anche se il dato potrebbe comprendere targhe non più valide). Ora si dovrà pensare a un restauro che, visti i risultati, non potrà essere solo conservativo giacché provoca qualche brivido scoprire che sotto il titolo «autorità dello Stato e alte personalità» sono rubricati, tra altri 37 nomi, quelli di Marina e Paolo Berlusconi e di Bedy Moratti che sembrerebbero più che «personalità», «parenti». Nella lista  compaiono anche, sottraendosi al relativo anonimato dei 376 pass affidati a banche e istituti e dei 489 rilasciati a società private, i nomi  di Roberto Colaninno, Massimo Ponzellini e Gabriele Galateri.

Di berline scure con lampeggiante sul tetto con a bordo un parlamentare nazionale nelle corsie riservate se ne potrebbero trovare 131, ma sfugge la ragione dell’esclusione dei pochi che non hanno rivendicato un proprio diritto visto che la Lombardia elegge 47 senatori e 99 deputati e dunque 15 di loro sono costretti ad affrontare il traffico “senza sconti”. Anzi, qualcuno in più, visto che di un pass dispongono Claudio Scajola, forse a sua insaputa, eletto a Imperia, Italo Bocchino da Casal di Principe e Roberto Cota che governa il Piemonte è di Novara ma abita a Milano, il che gli ha già procurato qualche problema con i suoi amministrati.

Ci sono altre “asimmetrie”: i membri del Consiglio provinciale hanno 64 pass cui si aggiungono i 14 riservati ai componenti della giunta, ma a Palazzo Isimbardi i consiglieri sono solo 45. In compenso ci sono 8 pass per i presidenti dei consigli di circoscrizione (che sono 9), ma 66 per i membri del Consiglio comunale che sono 48 e 143, cui se ne aggiungono 10 per i membri di giunta, per la Regione nella cui aula siedono in 80. Vero è che non si può far valere il principio «una testa, un pass», visto che non sempre a una testa corrisponde una sola auto ed anzi in alcuni casi ci sono piccole flotte a disposizione di una sola persona come le quattro auto di cui si servirebbe Roberto Formigoni, ma è impossibile non rilevare una qualche indulgenza nei confronti dei potenti richiedenti.

Anche i giornalisti hanno esagerato con i loro 237 pass: ci sono quelli affidati alle troupe televisive, alle agenzie, ai direttori, alle testate, ma per tutti gli altri non si può davvero dire che il criterio di assegnazione sia stato quello di favorire il lavoro e i tempi della cronaca cittadina.

Partendo soltanto da questi dati, sembra facile sfoltire le liste anche del 40 per cento come ha promesso l’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran, soprattutto perché mettendo a confronto il numero dei pass concessi per ragioni più o meno istituzionali (come quelli che toccano anche a parlamentari europei, consolati, sindacati, partiti, enti pubblici e privati, associazioni),  quelli che si potrebbero definire “funzionali” sono davvero pochi: 260 per i medici, 389 per i magistrati, mentre nel migliaio che si dividono il Comune e i privati – anche qui con qualche abbondanza – c’è la gran parte dei servizi alla città in uno sconfortante rapporto di uno a quattro sulla rappresentanza.

Quell’elenco sterminato non va letto come un verbale di abusi e privilegi poiché tutti quanti vi sono iscritti avevano il diritto di richiedere quella facilitazione, ma mette in discussione le ragioni di quel diritto e interroga sull’opportunità di mantenerlo rispetto alle priorità che il Comune si vorrà dare. Ripulire quelle liste diventa dunque un’occasione di assumere e praticare regole nuove , come lo sarebbe per  le molte altre liste che si potrebbero creare se una dubbia interpretazione della privacy non si frapponesse allo sviluppo di progetti “open data” che rendano finalmente trasparente le scelte e l’operato dell’amministrazione.

(la Repubblica Milano, 31 marzo 2012)